lunedì 16 dicembre 2013

Epidemiologia & Prevenzione: Il progetto EpiAir2




L’inquinamento atmosferico
causato dal traffico veicolare




Il numero 4-5 di Epidemiologia & Prevenzione presenta l’aggiornamento del Progetto EpiAir (Inquinamento atmosferico e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione)
sui rischi per la salute dell’inquinamento atmosferico.

I primi dati di questo studio sugli effetti a breve termine degli inquinanti atmosferici (PM10, NO2 e ozono) sono stati pubblicati quattro anni fa, coprivano un periodo di studio di 5 anni, dal 2001 al 2005, e riguardavano 10 città italiane tra cui Milano, mentre con EpiAir2 (per la prima volta in Italia anche il PM2.5) le città monitorate sono diventate 25  e l’analisi temporale è stata estesa al 2010.
La conferma che l’inquinamento atmosferico urbano è originato in gran parte dal traffico veicolare, ed è un tema di assoluta rilevanza per la salute pubblica nelle città italiane.


Tra le debolezze più rilevanti nella gestione locale della mobilità urbana è da segnalare in primo luogo lo sviluppo ridotto di metropolitane e di sistemi tranviari e il ritardo nell’ammodernamento delle reti ferroviarie suburbane, che pongono le città italiane in una posizione evidentemente svantaggiata rispetto ad altre realtà urbane europee analoghe.

E’ ormai ampiamente riconosciuto che l’inquinamento atmosferico rappresenta un serio pericolo per la salute ed è causa di morti premature prevenibili. In Italia, in continuità con i numerosi studi multicentrici sull’effetto dell’inquinamento atmosferico sulla salute, il progetto EpiAir (Inquinamento atmosferico e salute: sorveglianza epidemiologica e interventi di prevenzione) ha analizzato il rapporto tra i principali inquinanti atmosferici, la mortalità e i ricoveri ospedalieri in 10 città italiane nel periodo 2001-2005. Il progetto EpiAir2, ne rappresenta il proseguimento, poiché considera gli anni 2006-2010.

I dati dell’Istituto superiore per la ricerca e la prevenzione ambientale (ISPRA) relativi agli inquinanti più rilevanti in termini di volumi di emissioni elaborati da Legambiente evidenziano che in Italia il trasporto su strada è responsabile di poco più del 20% delle emissioni di PM10, di poco più del 50% delle emissioni di ossidi di azoto e benzene, e di circa il 40% di quelle di ossido di carbonio. Il contributo dei trasporti è più importante nei grandi agglomerati urbani, eccetto quelli in cui sono presenti altre fonti di emissione, quali grandi insediamenti industriali, impianti per la produzione di energia e porti marittimi.

Per esempio, riguardo al primo aspetto, i dati dell’Inventario emissioni aria (INEMAR) di ARPA Lombardia mostrano che nella Provincia di Milano, area con circa 3 milioni di abitanti, i trasporti contribuiscono per il 58% alle emissioni di PM10 e per il 71% a quelli di ossidi di azoto.
Considerando le emissioni imputabili al macrosettore dei trasporti, il maggior contributo al PM10 è dato dalle autovetture e dall’usura di pneumatici, freni e manto stradale, quello agli ossidi di azoto da autovetture e veicoli pesanti, quello all’ossido di carbonio da autovetture e motocicli >50 cc, mentre quello alle emissioni di benzene da autovetture e motocicli <50 cc.

Tali dati dimostrano l’importanza delle politiche adottate in ambito urbano per ridurre l’inquinamento originato dal traffico veicolare e per lo sviluppo di una mobilità sostenibile.

I Piani regionali di risanamento della qualità dell’aria pur non rientrando tra le misure adottate a livello comunale, sembra opportuno introdurre un riferimento ai Piani regionali di risanamento della qualità dell’aria (PRQA) per l’importanza che questi dovrebbero rivestire nella riduzione dell’inquinamento atmosferico a livello locale e per il legame che dovrebbero avere con gli interventi adottati dai Comuni.
In base alla normativa vigente (Decreto Legislativo n.351 del 1999), per le aree in cui il livello di uno o più inquinanti supera i valori limite le Regioni devono predisporre un PRQA affinché queste rientrino entro i limiti di legge, individuando le situazioni e le aree di superamento dei limiti, le fonti emissive che ne sono causa e le misure per il miglioramento della qualità dell’aria.

La crisi economica ha prodotto grandi modifiche nei comportamenti degli italiani in tema di mobilità, con una riduzione rilevante dei consumi di carburante e, più in generale, della domanda di mobilità che sembra avere coinvolto tutti i mezzi individuali di trasporto/mobilità. Questo fa ipotizzare una diminuzione delle emissioni in atmosfera degli inquinanti da traffico. In effetti, i dati relativi ai primi mesi del 2013 hanno mostrato una minor concentrazione degli inquinanti atmosferici, in particolare a Torino e Milano, dove si sono avute le concentrazioni medie e il numero di “sforamenti” più bassi degli ultimi 5 anni (in parte influenzati dalle anomalie meteorologiche del febbraio 2013). Nonostante ciò, e anche se la concentrazione atmosferica degli inquinanti è largamente condizionata dagli andamenti meteorologici, il tetto di 35 superamenti annui del valore medio giornaliero della concentrazione di PM10 è stato superato nel mese di febbraio sia a Milano sia a Torino, solo qualche settimana in ritardo rispetto agli anni precedenti. Pertanto rimane da fare ancora molta strada per far rientrare l’inquinamento atmosferico delle città italiane almeno nei limiti di legge.

In sintesi, tali dati dimostrano l’importanza e la persistente attualità che hanno le politiche adottate in ambito urbano per limitare l’inquinamento originato dal traffico veicolare e per lo sviluppo di una mobilità sostenibile.

In sintesi, pur in presenza di molte iniziative settoriali, sembra essere mancata una strategia nazionale che, pur rispettosa delle peculiarità e del livello di autonomia locali, abbia fornito linee di indirizzo per affrontare in maniera adeguata e coordinata il tema della mobilità sostenibile e dell’inquinamento atmosferico da traffico veicolare. La mancanza di un piano nazionale per la qualità dell’aria, nonostante l’adozione di alcune misure a livello locale, è stata il motivo della bocciatura avvenuta nel 2009 da parte della la Commissione europea della richiesta di deroga al rispetto dei valori limite per il PM10 per la maggior parte delle regioni italiane.

 
Informazioni tratte da: E&P anno 37 (4-5) luglio-ottobre 2013 “Le politiche per la promozione della mobilità sostenibile e la riduzione dell’inquinamento atmosferico causato dal traffico veicolare nelle città partecipanti allo studio EpiAir2”, articolo di Alessandro Barchielli e altri, interamente pubblicato sul sito www.epiprev.it.

L’ostinata volontà di non interrare le grandi arterie che insistono in un ambito urbano fortemente antropizzato quale quello del nord Milano (che entrerà a far parte della città metropolitana), porterà non certo ad un miglioramento della già scarsa qualità dell’aria, ma invece ad un peggioramento della stessa.

Con la “riqualificazione” della Rho – Monza si prevede un incremento del traffico su quella tratta da 80.000 a 220.000 veicoli, e quindi crisi o non crisi, la presenza degli inquinati a Paderno Dugnano e nelle aree limitrofe è inevitabilmente destinata ad aumentare in modo significativo.

L’unica alternativa credibile che tenga conto in primo luogo della salute della persona è l’interramento della Rho - Monza e della Milano – Meda, con sistemi di filtraggio dell’aria all’interno del tunnel che consentano l’abbattimento degli inquinanti. E con lungimiranza pensare a forme di mobilità che vadano a limitare il traffico veicolare privato verso il trasporto pubblico su rotaia, non solo in direzione nord-sud ma anche est-ovest oggi totalmente assenti.


A presto Cara Terra Mia

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