martedì 27 gennaio 2015

Per dare un futuro alla memoria

ripubblichiamo un articolo del 2013 con le immagini concesse dalla
Associazione Ventimilaleghe

27 GENNAIO 2013 – GIORNO DELLA MEMORIA


Il Comitato Cara Terra Mia – Condomini 167 di Paderno Dugnano, in virtù degli elementi distintivi, di solidarietà, giustizia ed equità che dalla costituzione lo contraddistinguono, sostiene le iniziative del Giorno della Memoria. Invita a partecipare alle varie iniziative organizzate per celebrare la ricorrenza, ed in particolare segnala:

Manifestazione al Monumento ai Deportati del Parco Nord


Sabato 26 gennaio 2013 ore 14.30


Coloro che governano, o che pretendevano di governate la patria, davano i propri cittadini (senza nessun processo), come fossero dei delinquenti o delle cose, e non persone, in mano ai tedeschi, come qualsiasi merce da usare a loro piacere. Chissà se qualche fascista si è mai vergognato di questo?
Angelo Signorelli,da A Gusen il mio nome è diventato un numero.





 I suoni dell’orchestra  non si udivano più, c’era invece la locomotiva che stava uscendo dal Campo in una nuvola di vapore. Presto avrebbe trascinato ancora un altro convoglio, e poi un altro ancora. Un carico di mamme, di bambini, di vecchi, di padri, di nipoti sarebbe stato annientato con un gas terribile e poi i loro corpi dati alle fiamme insaziabili…
Nedo Fiano,da A 5405 Il coraggio di vivere.







Quando sono entrato a Mauthausen pesavo sessantatrè chili; quando sono arrivati gli americani, ne pesavo trentacinque e sarei probabilmente rimasto in vita ancora solo per poche ore. Ero allo stremo.

Roberto Camerani,da Il bel sogno.







 Non ho più avuto una vita normale. Non ho mai potuto dire che tutto andasse bene e andare, come gli altri a ballare, a ballare e a divertirmi in allegria…
Tutto mi riporta al campo. Qualunque cosa faccia, qualunque cosa veda, il mio spirito torna sempre allo stesso posto. E’ come se il “lavoro” che ho dovuto fare laggiù non sia mai uscito dalla mia testa…
Non si esce mai, per davvero, dal crematorio.
Sholomo Venezia,da Sonderkommando Auschwitz.





Eravamo partiti in 290. All’arrivo delle truppe alleate, solo 137 di noi erano ancora in vita: il 47,25 per cento. Gli altri, più della metà erano tutti morti: chi per gli stenti, chi eliminato perché diventato “inidoneo al lavoro” e quindi mandato alle camere a gas o ucciso cobn una puntura al cuore nel Sonderrevier, l’infermeria “speciale” nella quale i medici delle SS praticavano “interventi” che dovevano restare riservati.
Gianfranco Maris, da I miei giorni a Mauthausen – Per ogni pidocchio cinque bastonate.





Allora per la prima volta ci siamo accorti che la nostra lingua manca di parole per esprimere quest’offesa, la demolizione di un uomo. In un attimo, con intuizione quasi profetica, la realtà ci si è rivelata: siamo arrivati in fondo. Più già di così non si può andare: condizione umana più misera non c’è, e non è pensabile. Nulla è più nostro: ci hanno tolto gli abiti, le scarpe, anche i capelli; se parleremo, non ci ascolteranno, e se ci ascoltassero, non ci capirebbero. Ci toglieranno anche il nome: e se vorremo conservarlo, dovremo trovare in noi la forza di farlo, di fare sì che dietro al nome, qualcosa ancora di noi, di noi quali eravamo, rimanga.
Primo Levi, da Se questo è un uomo.









"Ad Auschwitz il prigioniero non aveva nome, gli internati non erano contati come persone ma come pezzi. Ai prigionieri veniva tolto ogni dignità. Di quelli usciti dal campo vivi, pochissimi sono riusciti a sopravvivere, e a tornare ad essere persone degne di essere chiamate tali.
Piero Terracina.





Mai dimenticherò quella notte, la prima notte nel campo, che ha fatto della mia vita una lunga notte e per sette volte sprangata.
Mai dimenticherò quel fumo.
Mai dimenticherò i piccoli volti dei bambini di cui avevo visto i corpi trasformarsi in volute di fumo sotto un cielo muto.





Mai dimenticherò quelle fiamme che bruciarono per sempre la mia Fede.
Mai dimenticherò quel silenzio notturno che mi ha tolto per l'eternità il desiderio di vivere.
Mai dimenticherò quegli istanti che assassinarono il mio Dio e la mia anima, e i miei sogni, che presero il volto del deserto.
Mai dimenticherò tutto ciò, anche se fossi condannato a vivere quanto Dio stesso. Mai.
Elie Wiesel dal libro "La notte"








Ad Auschwitz ci si alzava alle quattro del mattino d'estate e alle cinque d'inverno: ci contavano nella piazza d'armi, tutti in fila, e conta e conta... Poi ci davano un po' d'acqua calda, che dicevano essere caffè, e una fetta di pane, piccolissima, con un pezzetto di margarina che Dio solo sa di che cosa era fatta. 




Poi si andava a lavorare, in fila per cinque: si usciva dal portone e ci contavano di nuovo. 
Arrivati sul posto di lavoro si stava lì tutto il giorno a lavorare in condizioni disumane. 
Qualche volta ci davano una scodella di acqua di cavolo, insomma un qualche cosa che invece di buttarla via preferivano darla a noi. Alla sera c'era la zuppa.
Spesso alla sera, quando ci davano questa zuppa, questi vigliacchi suonavano la campana: dindirindin! Dirindindin! E cos'era? Bisognava lasciare la zuppa là e uscire, andare in piazza d'armi e vedere che impiccavano qualcuno. Ho visto impiccare 17 deportati, un ragazzo di 17 anni che aveva tentato la fuga. Impiccato! Di solito ne impiccavano tre alla volta. E così avanti.
Testimonianza di Raffaele Levi, da MARCO COSLOVICH RACCONTI DAL LAGER
Testimonianze dei sopravvissuti ai campi di concentramento tedeschi.






Si ringrazia l’Associazione Ventimilaleghe che, tra le varie attività, da oltre un decennio, in collaborazione con l’Associazione Nazionale Ex Deportati (ANED) di Sesto San Giovanni, organizza viaggi nei luoghi della Memoria:

“per conoscere, confrontarsi con realtà diverse dalle proprie, alla ricerca di nuovi itinerari dell'anima, per educarsi contro la paura di ciò che non conosciamo, per ricordare, per dare un futuro alla memoria”;

per la gentile concessione delle immagini, ed invitiamo a visitare il sito:



A presto CARA TERRA MIA

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